Programma

Introduce:
Prof. Mario Pisani

Il Sacro è anche oggi oggetto di speculazioni che non sempre aiutano a capire la funzione del concetto nel corso della storia. L’antropologia segna il limite del valore della scienza. Evidentemente ci sono alcune cose nel mondo che non si possono vedere. Benedetto XVI° ci ricorda che l’elettricità non è stata mai vista e non possiamo vedere neppure l’intelligenza di una persona, ma dedurla solo da come si comporta. Ciò che rappresenta l’invisibile deve essere trattato in modo diverso. Un sociologo ha scritto che oggi il senso del sacro si trova soprattutto là dove vengono ricordati i morti negli incidenti stradali. Si tratta di un aspetto che rientra in ciò che rappresenta la meditazione sull’invisibile e ciascuno di noi crede o sospetta, o non crede che ci sia qualcosa dopo la morte. Si tratta indubbiamente di un problema che l’uomo ha avuto fin dall’origine e studiando la storia dell’architettura si scopre che da allora l’uomo ha ritenuto che la morte non è la fine ed esiste qualcosa che ci fa pensare a qualcosa di diverso. Ciò spiega perché vengono realizzate le tombe anche dall’uomo di Neanderthal. Rappresentano la spia che, di fronte alla morte, ci si trova in imbarazzo, come di fronte a ciò che appartiene al mistero.

Apertura sessione

Modera:
Paolo Ansideri

Di fatto, ancora esiste un’idea di sacro “prefabbricata”, il sacro costruito è, quasi sempre, religioso – chiese, moschee, monumenti, ed è spesso legato alla morte – mentre il sacro naturale fa, spesso, riferimento a paesaggi e luoghi incontaminate. L’iconografia del sacro si riferisce alla contrapposizione tra la luce e il buio, alle figure mistiche, alla meditazione, al silenzio. Tuttavia la realtà ambientale nella quale siamo immersi è fatta di eccessi di luce, di rumore, ridondanza di scelte. Se è in questa dimensione che viviamo, è qui che dobbiamo cercare e trovare lo spazio sacro. L’invisibilità è una caratteristica dello spazio sacro, talvolta coincide con lo spazio stesso, talvolta si realizza nella presunta e impalpabile presenza metafisica che lo abita.

La luce è il cardine dell’architettura, senza luce non c’è spazio. L’architettura si origina a partire dal modo con cui l’uomo sa intrappolare la luce. Nel XX secolo sono pochi gli esempi che, grazie alla qualità luministica dello spazio, diventano veri luoghi «rivelativi», «epifanici». Spazi sacri. Occorre partire dalla «creatività» della luce per creare volumi carichi di senso. Tuttavia, in che modo nel Novecento la luce è stata protagonista dello spazio sacro? Se oggi abbiamo difficoltà a costruire spazi simbolici, non è solo per l’imperizia e la mediocrità degli architetti o per l’incapacità dei committenti di formulare proposte soddisfacenti, ma anche per il motivo che la società contemporanea appare smarrita, disorientata, senza punti di riferimento.